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mercoledì 8 febbraio 2012

La bambina con il cappotto rosa

Era il 1965,l'autunno con i suoi colori caldi,i rossi intensi della vigna,i gialli dell'erba che si seccava alle prime brine,stava salutando l'estate e aspettava l'inverno sferzante e gelido,il vento colore del ghiaccio e il cielo colore del piombo.
Dal primo giorno di scuola erano cambiate molte cose;a scuola ci si andava da soli o con un'amico,a piedi con la cartella ,l'ombrello se pioveva e tanta spensieratezza.
Misteriosamente l'edificio scolastico non era mai vicino,la scuola era a più di tre chilometri di distanza che fatti due volte al giorno contribuivano a mantenere una forma fisica invidiabile.
Quando venne l'inverno,quello serio,con neve al ginocchio e temperature sottozero,la mamma le fece indossare il cappottino rosa,fatto da lei,con il collo di castorino,unico lusso concesso,stivali di gomma calzati con due paia di calzettoni,guanti a manopola e berettino con pom-pom .Pronti ad affrontare le intemperie,senza accampare scuse per  saltare le lezioni.
Fatto onore all'impegno scolastico il ritorno a casa era spensierato,ennesima occasione di gioco,con tutta quella neve ci si poteva sbizzarrire,fra pallate,pupazzi,slalom improvvisati e si perdeva la cognizione del tempo,arrivando a casa in ritardo che nessuno avrebbe sanzionato,tanto lo sapevano che sarebbe andata così,inzuppati e con le guance rosse per il freddo
Era naturale che fosse così,che quelli fossero i ritmi ,nessuno si preoccupava oltre misura di rischi,malintenzionati o incidenti.
Un altro mondo ? No era il nostro mondo,cosa sia successo dopo nessuno lo sa,ma ci ritroviamo ad avere paura anche delle ombre.
Vorrei avere ancora quel cappottino rosa,a ricordarmi l'infanzia,sicuramente essenziale ma non povera.Ricca di vita,quella che vale la pena vivere.

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