Ricevo e condivido la testimonianza di Fernanda,infermiera professionale e volontaria impegnata sul Polibus a Castel Volturno.
Ci si prepara per l'uscita con l'Unità Mobile verificando di avere ciò che occorre , il materiale informativo sull'attività dell' Ambulatorio Mobile , brochure su contraccezione-IVG,come lavorare in sicurezza sulla strada,cosa fare in caso di rottura del preservativo,( in russo,bulgaro,rumeno,inglese , albanese,ucraino,italiano , polacco , portoghese) scatole di preservativi ,bottiglie d'acqua e bicchieri, fa caldo per strada .
La stessa attenzione di sempre quando ci si reca nelle location in cui si opera ma con una differenza,chi sale sul Polibus sceglie di farsi curare , nell'attività di strada siamo noi che ci fermiamo a parlare con le donne e le ragazze che stanno lavorando.
Ci avviciniamo presentandoci,spieghiamo chi siamo e l'attività dell? Ambulatorio Mobile,i luoghi e gli orari in cui possono trovarci,comunichiamo informazioni sulle malattie sessualmente trasmissibili , sugli anticoncezionali,sull'importanza dell'uso del profilattico,su come fare un'interruzione di gravidanza in sicurezza secondo la legge italiana ,anche se sprovviste di permesso di soggiorno.
Ascoltano , con attenzione e curiosità , senza premura; alla domanda se creiamo difficoltà per gli eventuali clienti rispondono "Nessun problema ".
Parlando con loro ci rendiamo conto che la maggior parte di loro non ha un medico e non ha mai fatto una visita ginecologica ,le informiamo della possibilità di prenotare una visita al Consultorio.
Alcune ringraziano dicendo che eventualmente ci chiameranno ,altre accettano fornendoci il loro nome e il numero di cellulare ,così inizia il percorso : visita,pap test,se necessita ecografia ed eventuali cure .
Fissiamo gli appuntamenti all' ASL di Castel Volturno con cui collaboriamo,ad attendere la mediatrice nigeriana che le seguirà in ambulatorio,in sala d'aspetto; un altro operatore che le accoglie e rimane con loro.
La maggior parte di loro è un po timorosa,quasi temessero che si possa leggere sul volto che sono prostitute.Mi siedo in silenzio e g guardo gli sguardi che si incrociano, ci si sorride , il linguaggio del corpo è universale.
Le donne nigeriane raccontano dei sistemi abortivi che usano mettendo a rischio la loro vita,assumono quotidianamente antibiotici per prevenire le infezioni e , con naturalezza e alcun imbarazzo , come affrontano gli "incidenti " come la rottura del preservativo.
La strada è un luogo di lavoro per tante donne che vendono il loro corpo,prestazioni sessuali dentro l'auto del cliente o nascoste fra i canneti,le chiamano prostitute e in altri mille modi ma sempre con disprezzo e pregiudizio .
Giovani ragazze, molte hanno un figlio nel loro paese ,comprate per pochi soldi dalle MADAM che pretendono , per riscattarsi 60.000 euro.
Quanti clienti per pagare un debito indegno ?
Le incontriamo lungo la Domiziana, lungo strade che portano nelle zone industriali del casertano ,sedute su bidoni in mezzo della spazzatura ; il loro cibo consiste in riso conservato in buste di plastica dalle quali mangiano direttamente cono le mani,una bottiglia d'acqua che, una volta terminata ,abbandonano sul posto come a testimoniare le tante giornate trascorse in quel luogo,allontanano le mosche ,che brulicano sulla spazzatura ,con vecchi giornali con movimenti ripetitivi e pazienti.
Ci invitano a sedere con naturalezza,i bidoni non mancano, è un modo di esprimerci accoglienza , di concederci il tempo necessario a fornire informazioni.
Abiti succinti , spesso coloratissimi che spiccano sulla pelle scura ,visi truccati pesantemente con colori vivaci, sembrano fiori equatoriali che attirano animali predatori,scarpe con tacchi alti indossate su piedi abituati a camminare scalzi e a lato ciabatte e vestiti di cambio per quando si torna a casa.
Donne e madri . Parlando con loro dicono che fanno un controllo medico ogni sei mesi .
" So i rischi che corro facendo questo mestiere ,uso sempre il preservativo, se il cliente lo rifiuta lo mando via , è più importante la mia salute "
" Ho due figli da mantenere in Romania, lavoravo come cameriera ma con la crisi mi hanno licenziata ,ho cercato ma le risposte erano sempre uguali , non c'è lavoro e sono costretta a stare in strada . "
" Ho vent'anni,ho studiato in Albania poi sono venuta in Italia con la speranza di trovare lavoro . Sono finita sulla strada "
" Abito a Napoli,ho quattro figli e mio marito è andato via quando erano piccoli,sono diciotto anni che lavoro qui.Li ho fatti studiare, due sono sposati e sistemati , una lavora all'estero e la più piccola sta finendo le superiori.Tra poco mi ritiro dalla strada ,sono davvero stanca! "
" E' il mio primo giorno di lavoro , vengo dalla Bulgaria,sono spaventata e mi fa piacere che ci siate voi,sapere che c'è qualcuno a cui rivolgersi mi fa sentire meno sola"
E' spaventata ,quando la salutiamo ci abbraccia e mentre saliamo sul camper mi accorgo che la mediatrice si nasconde il volto fra le mani e piange,le accarezzo una spalla sussurrandole : ! Otibhor,asciugati le lacrime , abbiamo ancora tanto lavoro da fare ".
" Non sono più giovane e magra,poco lavoro e siamo in molte,a volte guadagno quel poco che basta per pane e sigarette...ca'ggia fà "
" Non ho documenti,ho un bambino di tre anni con un problema agli occhi,essendo irregolare non ha diritto al pediatra.Sono andata da un oculista ma mi ha liquidato con superficialità; non so come fare ".
La guardo, i suoi occhi verdi esprimono più di qualunque parola la sua preoccupazione.
" Sul nostro ambulatorio mobile c'è un medico pediatra,se domani vorrà portare
il suo bambino ,lo visiterà ".
Si presenta col piccolo in mano,è timido e spaventato, impiegheremo un pò di tempo per conquistare la sua fiducia.Il medico con pazienza e delicatezza riesce a fargli una visita accurata, a capire che il problema agli occhi consiste in un'ambliopia che va corretta, Li accompagniamo dal' oculista che collabora con noi, prende in carico Matteo, ha bisogno di occhiali correttivi e controlli periodici.La mamma ci ringrazia forse incredula che qualcuno l'abbia ascoltata per la strada e che possa prendersi cura gratuitamente di suo figlio.
" Vengo dalla Romania,ho vent'anni e non ho più nessuno,non riesco più a mangiare , il cibo mi si ferma in gola "
La invito a venire per una visita,mi dice che verrà ma non lo fa ; la rincontro più volte e pian piano mi racconta la sua drammatica storia ,ogni qualvolta che passo dove lavora mi fermo e un giorno mi dice che vorrebbe smettere di stare sulla strada.
M'informo se in zona c'è qualche associazione che si occupa di donne in difficoltà e poi ne parliamo.
Sembra d'accordo ma quando la rivedo e le fornisco informazioni che riguardano la sua entrata in comunità mi risponde " Sto meglio , continuo "
Per ora non insisto
" Non preoccuparti , se deciderai di andare anche solo per vedere il posto e fare un colloquio posso accompagnarti ".
In quattro mesi sono state eseguite venti uscite,prevalentemente di mattina alcune il pomeriggio o la notte; la presenza delle donne è costante sulle ventiquattro ore, si è preso contatto con 295 donne di diversa nazionalità di cui 123 nigeriane,132 Est Europa,25 italiane e 15 di altre nazionalità.
Dati raccolti rispetto alla loro situazione sanitaria hanno rivelato che :
36 in passato si sono rivolte a un ambulatorio STP/ENI
72 riferiscono di avere un medico di medicina generale
50 si sono rivolte a privati o associazioni
129 non hanno mai fatto accesso a un servizio sanitario ***
182 non sanno cos'è un consultorio e non hanno mai eseguito una visita ginecologica ***
L'attività Unità di strada è in atto da poche mesi e si evince che la necessità di continuare il nostro intervento è motivata dai risultati finora ottenuti.
Dietro ogni maschera truccata una storia di disagio,a volte disperazione e tutto questa rafforza la mia convinzione : le donne che lavorano in strada devono lottare duramente ogni giorno per sopravvivere.
A poco prezzo .
Fernanda
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